
Nel Flauto Magico di Mozart il particolare del mago Sarastro, i riti della Massoneria egiziana, le logge maschili e femminili, gli incantesimi di giovinezza, i digiuni e i silenzi, le prove occulte, la collana rubata (come il raggio dorato del Lulu di Wieland) e altre analogie richiamano la commedia satirica del Gran Cofto, che Goethe scrisse quello stesso 1791 e pubblicò nel 1792, per narrare gli inganni, alfine smascherati, del mago Rostro, ossia di Cagliostro

Cagliostro fonda la massoneria egizia
Il poeta satireggia l’associazione segreta di quel Rostro, intendi Cagliostro o Sarastro, che fonda una setta occultistica, cui aderisce una nobiltà credulona e superstiziosa: «Ich sag euch, daß ihr eure Grobheit zeitlebens zu büßen haben werdet! Mir so zu begegnen! Dem größten aller Sterblichen! Wißt, ich bin Conte di Rostro, di Rostro impudente, ein ehrsamer, überall verehrter Fremder, ein Meister aller geheimen Wissenschaften. Ein Herr über die Geister».
Il Flauto magico è una satira in musica
Con tono satirico, ciarlatanesco attacca soprattutto i fautori goffi e ipocriti della Rivoluzione e gli aspetti vacui, esteriori e inutilmente coreografici degli occultisti.
e Goethe non s’era certo divertito
«Già molto tempo prima dello scoppio della rivoluzione, prima ancora del viaggio di Goethe in Italia, era giunto svolazzando sino a Weimar un pamphlet in cui si trattava del malfamato ‘affare della collana’. Lo si lesse e ci si divertì di questa vergogna dell’orgogliosa corte francese. Goethe non si era assolutamente divertito. Si aggirava come fuori di sé. Gli sembrava di sentire lo sguardo agghiacciante della Gorgone, i suoi amici lo consideravano leggermente pazzo.
Maria Antonietta
Che cosa era poi accaduto? Un’abile truffatrice aveva messo nel sacco la leggera Maria Antonietta. Tutta Parigi rideva, il mondo della corte di Versailles rideva, gli stessi fratelli del re prendevano parte all’umiliazione del loro stolto fratello e della sua consorte. Si scherzava con il fuoco, ma di ciò nessuno aveva sospetto. Si recitava la commedia anche realmente sul palcoscenico.

La recita dello sfrontato Figaro di Beaumarchais, un’ulteriore indicazione rivoluzionaria, venne spuntata dalla regina, avida di divertimenti, perché ella voleva comparire in scena di persona, contro la volontà del suo, in genere così ottuso, consorte, il quale era pur tuttavia rimasto turbato e scosso nella sua apatia».
Mozart Il flauto magico
Per approfondire, Luca Bianchini, Anna Trombetta, Mozart Il flauto magico, Lecce 2018.
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