L’interpretazione del Flauto magico

di Luca Bianchini e Anna Trombetta

Le prime interpretazioni del libretto del Flauto magico di Mozart non furono certo massoniche. Che l’opera esalti la massoneria è invenzione dell’Ottocento e frutto di speculazioni del Novecento, e il perché l’abbiamo spiegato in un altro articolo e in modo approfondito nel libro Mozart Il flauto magico.

Scenografia per una produzione del Flauto magico di Mozart in Brno nel 1793. Si vede l'arrivo trionfale di Sarastro su un carro trainato da leoni
Produzione del Flauto magico di Mozart in Brno nel 1793

Generici legami

Ai tempi di Mozart si ignoravano i significati massonici del Flauto magico, che affiorarono rarissimamente nei commenti di fine Settecento, dopo che Mozart era già morto. I legami con la massoneria erano allora troppo generici; non facevano mai riferimento né a Schikaneder, né a Mozart, men che meno alle logge viennesi.

Un’allegoria?

Alcuni articoli sul Flauto magico apparvero già nel 1794, ma di massoneria lì non c’è nulla. Descrivono l’opera come fosse una lotta tra il bene e il male, quindi come una fiaba, esattamente com’erano intesi i Singspiel magici di Schikaneder.
Altri scritti interpretarono Il flauto magico come un’allegoria politica da ambientare nel corso della Rivoluzione francese.

Il popolo di Parigi assalta la fortezza della Bastiglia il 14 luglio 1789
Il popolo di Parigi assalta la fortezza della Bastiglia il 14 luglio 1789

Il “vero” significato?

Una lettura successiva di pochi anni al Singspiel di Mozart fu stampata a Linz da Franz Auinger con il titolo La grande opera del Flauto magico spiegata chiaramente onde catturarne il vero significato, saggio di 14 pagine in forma di dialogo ermetico, che stravolge la trama del Flauto magico a favore della monarchia.
Riassumendone la breve storia, Pamina è la Francia, la Regina della Notte la filosofia anarchica, il serpente i giacobini che minacciano Tamino; le 3 damigelle, che uccidono il mostro, la corte reale che finge di appoggiare gli insorti.
Come Monostato, Papageno è rivoluzionario e vorrebbe persuadere il popolo a sottomettersi alle idee d’eguaglianza e di libertà, ma Sarastro schiera contro i giacobini un fronte unito e li sbaraglia.

Filosofia giacobina

C’è un opuscolo anonimo di fine secolo, attribuibile forse a Joseph Valentin Eybel professore viennese di diritto canonico scomunicato, licenziato ed esiliato nel 1779, costretto a vivere fuori della capitale per le idee contrarie al cattolicesimo. Lì si legge che la Regina della Notte è la filosofia giacobina, mentre Pamina simboleggia la Repubblica. Il senso del lavoro di Mozart, secondo Eybel, è più articolato. Dio, creatore della natura e della ragione fa in modo attraverso la sua saggezza che Pamina sia sottratta alla madre e tenuta al sicuro tra templi e preti, sinché smette d’essere Repubblica sposando un principe che ha dimostrato d’essere figlio della luce.

Speculazioni massoniche: prove dell'acqua e del fuoco nei sotterranei del tempio di Sarastro
Sotterranei del tempio di Sarastro

Un Ordine non meglio definito

Solo nell’Hamburgischer Briefträger del 15 novembre 1794, tre anni dopo che Mozart è morto, si trovano marginali accenni alle società segrete. Il racconto però è superficiale. Si dice che un Maestro venerabile, d’un Ordine non meglio definito, ha scritto Il flauto magico per raccontare la fiaba della Regina della notte che ostacola la massoneria, e che alla fine è sconfitta. Manca un riferimento specifico a Mozart che non è mai stato Maestro venerabile a capo di una loggia. Questo articolo è uno dei pochi appigli per le interpretazioni massoniche elaborate nel corso dell’Ottocento e del Novecento. Mozart non ha mai detto che il Singspiel avesse significati massonici, e anche la moglie Constanze lo considerò solo una semplice fiaba.

Conclusioni

Il Flauto magico è quello che tutti si aspettano da una fiaba musicale, ossia la storia inventata di un regno, di un principe, di una principessa, di dame, di sacerdoti, di templi egiziani, o assiri, babilonesi che siano. Tutto rispecchia la moda dell’epoca, che amava gli elementi esoterici e l’ambientazione in Egitto, in Mesopotamia o altrove. Tanto per l’uditorio viennese del tempo non faceva una gran differenza.
Il pubblico eterogeneo era costituito soprattutto da gente del popolo, che che aveva pagato il biglietto per capire la trama e per divertirsi, senza dover riflettere su chissà quali tradizioni ermetiche, gematriche o alchemiche.

Luca Bianchini, Anna Trombetta


Mozart Il flauto magico, novità editoriale che approfondisce libretto e musica di Mozart.

Mozart Il flauto magico
Luca Bianchini, Anna Trombetta
Editore: Youcanprint
Pagine: 318, Brossura
ISBN: 978-88-27826-52-2
(continua…)

Il Flauto magico non è un’opera massonica

di Luca Bianchini e Anna Trombetta

Il flauto magico di Mozart non era un’opera massonica quando fu eseguito nel 1791. Lo divenne nell’Ottocento. Allora lo si interpretò come lavoro massonico. Solo nella seconda metà di quel secolo s’è detto chiaramente che Il flauto magico è un’apoteosi della massoneria. Nel Novecento s’è andati oltre, insistendo sull’aspetto esoterico, cabalistico, dei tarocchi. Quelle Interpretazioni però sono semplici speculazioni, non rispondono all’intenzione di Mozart, non hanno valore storico e sono poco credibili.

Iniziazione massonica o pura speculazione?

L’idea che Die Zauberflöte rappresenti sulla scena i rituali d’iniziazione della massoneria è diffusa, ma è la lettura più improbabile, se si studia Il flauto magico in relazione ai fatti e alle fonti del tempo.

Il Flauto magico non è un'opera massonica

L’ipotesi che Il flauto magico sia un’opera massonica prese vigore nell’epoca delle certezze scientiste, ma non corrisponde a quello che si sentiva a fine Settecento. Allora nessun critico parlava del Flauto magico di Mozart in quei termini, e l’opera era considerata una semplice favola.

Criteri di massonicità

I commentatori del Novecento si sono dimenticati di fissare i criteri generali per i quali un’opera possa essere definita “massonica”. Se avessero preso in considerazione le altre fiabe musicali composte in quel periodo mozartiano, si sarebbero accorti che la maggior parte degli elementi considerati massonici nel Flauto si ritrovano tutti tali e quali in opere simili, precedenti e contemporanee. In tutte ci sono contenuti ambigui e per nulla massonici.

Dati soggettivi scambiati per dati di fatto

Chi considera la Zauberflöte uno dei tanti esempi di opere massoniche del Settecento, si dimentica di indicare quali siano le altre opere massoniche settecentesche e che caratteri abbiano. Le valutazioni soggettive sono immancabilmente presentate come dati di fatto, ma se si tiene conto degli altri Singspiel viennesi della fine del Settecento è chiaro che Il flauto magico di massonico non ha nulla. Molte di queste fiabe in musica fanno riferimento a Egitto, maghi, sacerdoti, damigelle, principi, principesse, genietti, ma nessuno li ha mai interpretati come simboli massonici.

Una setta eversiva

Per dire che il Flauto è massonico, non è neppure sufficiente portare come prova il fatto che Mozart fosse massone. In quel periodo molti musicisti e molti librettisti avevano aderito alla massoneria, ma quello che hanno scritto non è massonico. Le loro produzioni teatrali non sono massoniche. Il criterio varrebbe solo per Mozart. E poi lui non era massone della corrente moderata. Era piuttosto un illuminato di Baviera per sua scelta, e non a caso era finito in una loggia viennese controllata da Weishaupt. Si trattava d’una setta eversiva nel cuore stesso dell’Impero.

Simbolo degli illuminati: Il Flauto magico non è un'opera massonica

Un libretto singolare

Le interpretazioni massoniche del Flauto magico sono condotte soprattutto sul libretto, e marginalmente sulla musica. Il testo si dice sia di Schikaneder, ma non è affatto certo che l’abbia scritto lui. Alcuni l’avevano attribuito, infatti, a Gieseke, illuminato di Baviera.

Gli studiosi del Flauto magico oggi escludono il contesto culturale e non prendono seriamente in considerazione i lavori coevi di Schikaneder, i quali non contengono riferimenti massonici nascosti.

Un genere per il popolo

I Singspiel sono un genere popolare perché il pubblico li capiva immediatamente, altrimenti non sarebbero riusciti affatto comprensibili. Era uno spettacolo leggero.

Non ce n’è uno tra i Singspiel viennesi che sottintenda dei riti massonici. La musica obbedisce alle “normali” convenzioni e in scena si vedono le macchine meravigliose, s’odono le voci arcane, gli spiriti, gli incantesimi, i maghi, i saggi che pontificano, e le immancabili prove iniziatiche. Alla base dei Singspiel magici di Schikaneder c’è tutta la tradizione letteraria italiana che era conosciuta e recitata anche a Salisburgo, della commedia dell’arte, e delle fiabe. Altro che tedesca!

Due metri due misure

A rigore di logica tutti questi Singspiel coevi al Flauto magico dovrebbero essere o tutti delle opere massoniche, o nessuno. Perché per Mozart non si usa lo stesso metro?

Mozart obbedisce evidentemente ad altri criteri. I testi e le musiche sue non si analizzano, si celebrano in coro. Eppure i simboli che si trovano nel Flauto magico, letterari e musicali, ci sono pure altrove, e non c’entrano un bel nulla con la massoneria.

La teoria eliocentrica dell’Accademia

Se Mozart è divenuto un dio, una schiera di sacerdoti s’è fatta in quattro a venerarlo per iscritto, e a celebrarne le gesta. Le Accademie sono terrorizzate che qualcuno possa metterne in discussione la divinità, contestando la teoria eliocentrica, con Mozart a far da sole e gli altri musicisti a girarci intorno.

L’importante è crederci

Come per i testi sacri, anche per Mozart sono fiorite centinaia di interpretazioni che vanno a sostituirsi ai fatti, creando così il mito dell’eterno divin fanciullo. Sono queste speculazioni fantastiche, e poco credibili, che si sono appropriate del Flauto magico, trasformandolo da semplice fiaba di genere popolare, come andava ai suoi tempi, in seriosa opera nazionale e massonica tedesca. L’importante è crederci.

Per approfondire ti invitiamo a leggere Mozart Il flauto magico.

Mozart Il flauto magico
Luca Bianchini, Anna Trombetta
Editore: Youcanprint
Pagine: 318, Brossura
ISBN: 978-88-27826-52-2
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Quel diavolo di Sarastro

Il diavolo di Sarastro: il mago dell'Apprendista stregone, dal film Fantasia

Un mago enigmatico

La figura di Sarastro appare a molti ancora enigmatica. Chi ha interpretato il Flauto Magico in epoca moderna s’è accorto che indubbiamente il mago è cattivo nella prima parte dell’opera.
Te ne rendi conto se ascolti la parte vocale, o leggendo semplicemente il libretto.

Sarastro, il personaggio del mago nel Flauto magico
Sarastro, il personaggio del mago nel Flauto magico

L’unità dell’opera

Per motivi non chiari, i critici però hanno voluto a tutti i costi farlo diventare buono. Hanno pensato ci fosse una frattura nel libretto, incolpando Mozart e Schikaneder di aver cambiato idea a metà percorso. Ma è un’assurdità. Quando Mozart ha finito di comporre l’opera, il Flauto Magico era uno solo e a senso unico. Il personaggio è cattivo all’inizio e anche alla fine, perché la caratterizzazione musicale è quella.

Patchwork

L’idea di un’opera divisa in due parti opposte l’una all’altra non regge ed è un insulto al compositore e all’autore della parte letteraria.

Alcuni commentatori pur di presentare Sarastro come personaggio buono dicono che Mozart in principio aveva bene in mente che il mago fosse un personaggio malvagio, poi Amadé avrebbe interrotto la composizione. Quando la riprese, continuò la parte restante con Sarastro stavolta buono riaggiustando il primo Atto alla bell’e meglio.

“Questo sforzo d’esegesi è puro esercizio di speculazione, un’accusa a Mozart di superficialità e di inefficienza”.

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L’identificazione di Ignaz von Born, illustre scienziato razionalista, con l’immagine del mago imbroglione alle prese coi riti egiziani, è fuorviante e travisa il significato satirico del Flauto magico. I nobili Tamino e Pamina, da semplici creduloni, sono promossi sul campo ad adepti dell’autentico rituale di Iside ed Osiride.

Il mago Sarastro, buono o cattivo?

Quello che ti dice la musica

Mozart affida a Sarastro una melodia molto grave, impacciata e goffa, dissociandosi musicalmente da questo imbroglione. La sua voce assomiglia a quella di Osmino, che è tutto fuorché buono e saggio! Già qualche critico, togliendosi dal coro, segnalò questo suo carattere grottesco.

“Meno credibile ci pare che questo Sarastro sia uno dei personaggi scenici più interessanti e originali nella storia del Musikdrama, riteniamo al contrario che sia in tutto e per tutto un personaggio di cartapesta, protagonista di una specie di falso dramma mistico”.

Il Flauto magico è una satira in musica, come abbiamo visto in un articolo precedente. Nel Singspiel, librettista e compositore hanno voluto beffarsi di Cagliostro creatore del rito egizio maschile e femminile, dando a Sarastro la voce del diavolo, e alla regina della Notte per converso quella degli angeli.

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Luca Bianchini, Anna Trombetta
Mozart, Il flauto magico

“Libro molto interessante! Come del resto lo sono anche gli altri pubblicati dagli stessi autori. Consigliato per chi vuole andare oltre le apparenze”
(Simone)

“Ho letto e riletto il libro, perchè non semplice e ricco di contenuti. Condivido quanto esposto dagli autori anche se su determinati aspetti preferisco tenermi ancora qualche dubbio (Bobbio docet 😀 ). L’opera semplicemente espone i fatti in maniera oggettiva, ponendo il punto di vista su un gradino più alto e razionale. Non ho ancora avuto modo di leggere gli altri libri pubblicati dai due musicologi, ma sicuramente entreranno nella mia wishlist!!”
(Miranda)

La satira di Mozart

Tamino nel Flauto Magico di Mozart

Il gusto popolare

Pochi si sono accorti della valenza satirica del Flauto magico. È necessario invece leggere quest’opera secondo il gusto e le idee del tempo. Quel lavoro non può essere avulso dalla realtà che circondava Mozart. Quando un’opera lirica va in scena deve per forza di cose incontrare il gusto del pubblico. La gente vuole capire i contenuti di uno spettacolo per il quale ha pagato il biglietto. La satira di Mozart è quindi piuttosto semplice, ammesso che si conosca la storia burrascosa di quel tempo.

Criteri di massonicità

Non possiamo immaginare un lavoro di Schikaneder confezionato per i massoni. Schikaneder, la cui paternità del libretto è dubbia, era stato allontanato dalla massoneria. Che ragioni avrebbe avuto per esaltarla? Qualcuno pensa sì fosse reso colpevole di comportamento indegno, per via di certe sue avventure licenziose.
Tutti i lavori teatrali di Schikaneder rappresentati a Vienna contengono simboli generici, mitologici, ma non massonici. Lo stesso vale per la produzione dei teatri concorrenti, che presentano piramidi, sacerdoti, iniziazioni, viaggi mistici, numeri magici, gufi e animali esotici. Occorre perciò domandarsi perché soltanto Il flauto magico sia considerato opera muratoria.
Bisognerebbe prima di tutto stabilire un criterio di massonicità, ma nessuno sinora l’ha fatto. Come mostriamo nel volume Mozart Il flauto magico non c’è autore che abbia portato prove certe del simbolismo massonico nel Singspiel di Mozart. I critici si limitano in genere alla semplice speculazione.

Il flauto magico di Mozart va visto così com’è, cioé in senso letterale. Semmai vi si possono trovare scherzi e giochi dilettevoli di teatro, che rappresentano la vita del tempo e i fatti successi attorno al Salisburghese, nel contesto di quell’anno 1791.

La teoria della massonicità del Flauto magico è messa definitivamente in dubbio dal fatto che mancano dati oggettivi e criteri condivisi per i quali un’opera sia massonica e un’altra invece no.


Gli spettatori avranno riso di alcuni particolari che vedevano in scena. Il flauto magico è un’opera satirica e Mozart vi rappresentò la realtà, la storia contemporanea, i fatti legati alla Rivoluzione con i suoi protagonisti, ad esempio, tra gli altri, il conte di Cagliostro. Quando Il flauto magico fu eseguito, il mago fondatore del rito Egizio era prigioniero a Castel Sant’Angelo. Tutto esteriore è il legame tra l’ambientazione egizia del Singspiel e la massoneria di Cagliostro, che serve da pretesto superficiale per templi e piramidi.

Mozart e la Satira: anche il personaggio di Tamino può essere interpretato da un punto di vista satirico.
Tamino, suona il Flauto magico

Il coro degli illuminati

La Chiesa, allarmata dalle intenzioni rivoluzionarie delle società segrete, aveva diffuso messaggi in tutte le ambasciate del mondo, mettendo in guardia i governanti contro gli illuminati di Baviera. Cagliostro si era dichiarato infatti capo degli Illuminati,  e tutti gli adepti cercavano ora di prendere le distanze dal mago. Volevano evitare d’essere accusati di truffa, nel caso fossero stati accomunati a quell’imbroglione. Quasi obbedendo a un unico segnale, molti illuminati produssero scritti contro Cagliostro e soprattutto testi di genere satirico. Insomma lo diffamarono in coro proprio nell’anno 1791.


La satira

Di Cagliostro si parla nel Singspiel di Mozart e del personaggio si discute in dettaglio nel volume Mozart il flauto magico. Il libretto mozartiano rientra quindi nel genere di satira così caratteristico del teatro popolare che a fine ‘700 era tanto di moda a Vienna.
Mozart impiega la satira efficacemente per prendere in giro Cagliostro.

Le diverse letture

Wolf Rosenberg osserva che il libretto del Flauto Magico può interpretarsi benissimo “da capo a fondo, come una presa in giro della Massoneria medesima”. Le più aggiornate interpretazioni capovolgono la distribuzione: “Mozart non è più il devoto fratello massone, ha aderito alla setta degli illuminati di Baviera, adepti di un comunismo totale e di una rivoluzione mondiale, al cui cospetto Trotzki e Lenin ci fanno la figura di apprendisti sbadati”.

Mozart e la Satira: il Flauto magico satireggia alcuni protagonisti della Rivoluzione.
La Rivoluzione francese

In Mozart Il flauto magico mostriamo che la simbologia, contenuta nella musica e nel libretto, è “illuminata” e non serve a difendere la massoneria, neppure ad esaltarla: va letta così com’è senza pretendere di trovarci degli errori o delle incongruenze.
Il libretto, seguendo i simboli illuminati, risulta molto lineare, perfettamente coerente e comprensibile. Goethe ammise che “il testo era pieno di inverosimiglianze e di scherzi, che non tutti sanno intendere ed apprezzare”.

Conclusioni sulla satira di Mozart

Il libretto si prende gioco di quegli aristocratici facili ad essere turlupinati, come gli iniziati uomini e donne del rito egizio di Cagliostro. Le Nozze di Figaro s’erano scagliate contro la nobiltà, Così fan tutte pescava dalle idee dei frankisti e del Fratelli asisatici. Il Flauto Magico è invece un’opera in cui trionfa la coppia Papageno e Papagena, che, essendo personaggi poveri e semplici, non si interessano delle prove egiziano-massoniche del Conte di Cagliostro.

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Luca Bianchini, Anna Trombetta
Mozart, Il flauto magico

“Libro molto interessante! Come del resto lo sono anche gli altri pubblicati dagli stessi autori. Consigliato per chi vuole andare oltre le apparenze”
(Simone)

“Ho letto e riletto il libro, perchè non semplice e ricco di contenuti. Condivido quanto esposto dagli autori anche se su determinati aspetti preferisco tenermi ancora qualche dubbio (Bobbio docet 😀 ). L’opera semplicemente espone i fatti in maniera oggettiva, ponendo il punto di vista su un gradino più alto e razionale. Non ho ancora avuto modo di leggere gli altri libri pubblicati dai due musicologi, ma sicuramente entreranno nella mia wishlist!!”
(Miranda)

Augustin Barruel

Augustin Barruel

Mémoires pour servir à l’histoire du jacobinisme

logo di italianOpera, pagina sui documenti illuminati

Le Mémoires pour servir à l’histoire du jacobinisme, in quattro volumi, dell’abate gesuita Augustin Barruel, pubblicate a Londra nel 1797.

La seconda edizione con aggiunte è in cinque volumi ed è stata stampata a Lione nel 1802: il primo libro è introduttivo, il secondo tratta della Massoneria e delle altre sette illuminate, il terzo è dedicato ai riti e al codice degli illuminati di Baviera, il quarto alle trame cospiratorie e agli adepti più illustri, soprattutto in Baviera e in Germania, il quinto alla diffusione dell’Illuminatismo di Weishaupt e alle influenze sulla Rivoluzione francese.

Chi è Barruel?

Augustin Barruel nacque a Villeneuve de Berg il 2 ottobre 1741, fu educato al Collegio dei gesuiti e avvertì una forte inclinazione per la vita religiosa della Compagnia di Gesù. Nel 1764 i gesuiti vennero espulsi dalla Francia, e Augustin fu costretto ad emigrare in Austria, per completare gli studi. Dopo aver pronunciato i voti solenni, che lo legarono alla Compagnia di Gesù, tornò in Francia nel 1774 e cominciò a collaborare con la rivista Année Littéraire, diretta da un fiero avversario di Voltaire.
Dal 1778 diresse lui stesso il Journal Écclésiastique fino al 1792, quando, per lo scoppio della Rivoluzione, fuggì esule in Inghilterra. E qui scrisse le sue Memorie. Riuscì a rientrare in patria nel 1802, grazie a un atto di clemenza di Napoleone, che lo nominò canonico di Parigi. Barruel fu un avversario degli Enciclopedisti. Scrisse numerose opere, sulla storia del clero di Francia (1794), sulla storia del giacobinismo, pubblicate in 5 volumi (1797), e sul Papa e i suoi diritti secondo il concordato (1803). Morì nel 1820. Suo unico biografo fu Dassaut che nel 1827 fece uscire le Notizie sulla vita e le opere di Barruel.

Le sue Memorie

Le Mémoires sul giacobinismo hanno goduto di una certa fortuna, ma è raro trovarne copia nelle Biblioteche italiane. A Sondrio, a due passi da Poschiavo (terra di De Bassus), la Biblioteca comunale “Pio Rajna” in Villa Quadrio può vantarne due esemplari originali della prima e della seconda edizione, oltre alle opere di Weishaupt e Knigge.
La Valtellina, che nel 1776, anno di fondazione degli illuminati, si trovava sotto i Grigioni (De Bassus è stato podestà anche di Traona), dimostrava, a inizio Ottocento, un vivo interesse per l’Illuminatismo di Weishaupt.

scritti originali sequestrati agli illuminati di Baviera per ordine dell’Elettore (pdf 29Mb)

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Augustin Barruel
Augustin Barruel

Cfr. Libro di riferimento Luca Bianchini, Anna Trombetta, Mozart Il flauto magico, Lecce, Youcanprint, 2018.

Approfondimenti su Mozart.

Vedi anche gli altri post nella categoria illuminati.

Bibliografia

Castello di Sandersdorf, dove furono confiscati a De Bassus, mecenate di Mayr, i documenti illuminati segreti

I documenti illuminati

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I documenti segreti confiscati agli illuminati di Baviera, erano conservati a Monaco presso gli Archivi Segreti della Casa Reale di Baviera. Sono stati impressi per ordine dell’Elettore Bavarese dalla Tipografia di Corte, che se ne fa garante. “Se qualcuno avesse un dubbio sull’autenticità di questa raccolta, che si presenti agli Archivi segreti di questa città, dove si ha l’ordine di sottomettergli gli originali. Monaco, 26 marzo 1787”. I manoscritti rimasero a lungo presso l’Archivio di Monaco di Baviera (Geheimes Haus Archiv). Poi furono trasferiti dalla Gestapo per una mostra sulle società segrete a Berlino. Da allora se ne è persa ogni traccia. Furono distrutti forse durante i bombardamenti.

scritti originali sequestrati agli illuminati di Baviera per ordine dell’Elettore (pdf 29Mb)

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Altre fonti a stampa

1. Der ächte Illuminat oder die wahren unverbesserten Rituale der Illuminaten. Enthaltend I die Vorbereitung, 2 das Noviciat, 3 den Minervalgrad, 4 den kleinen und 5 den grossen Illuminatengrad scritto da Adolph Knigge a Edessa nel 1778.

Knigge

2. Philos (Knigge) endliche Erklärung und Antwort auf verschiedenen Anforderungen und Fragen, die an ihn ergangen, seine Verbindung mit der Orden der Illuminaten betreffend pubblicata ancora da Knigge a Hannover nel 1788, chiarisce le varie questioni sulla sua relazione con gli illuminati.

3. Die neusten Arbeiten des Spartacus (Weishaupt) und Philo (Knigge) in dem Illuminaten Orden, jetzt zum ersten Mal gedruckt und zur Beherzigung bei gegenwärtigen Zeitläufen herausgegeben di anonimo, ma con sigillo dell’Ordine.

Illuminatus dirigens

4. Illuminatus Dirigens oder Schottischer Ritter. Ein Pendant zu der nicht unwichtigen Schrift: die neuen Arbeiten des Spartacus und Philo, appendice anonima agli Ultimi lavori di Spartaco e di Filone.

Engel

5. Beurkundete Geschichte des Illuminaten-Ordens, storia critica dei gradi dell’Illuminatismo scritta da Xavier Zwack (secondo Augustin Barruel è anonima), pubblicata da Leopold Engel in Geschichte des Illuminaten-Ordens. Ein Beitrag zur Geschichte Bayerns, Berlino, 1906.

Deposizioni

6. Le deposizioni ai processi contro gli illuminati, rilasciate da Sulpitius Cossandey, canonico e professore di Monaco, da Vitus Renner, prete e professore di Monaco, da Joseph Utzschneider, consigliere della Camera Elettorale di Monaco, da Grünberg, membro dell’Accademia delle scienze e professore di matematica a Monaco.

7. Le Apologie degli illuminati Weishaupt e Knigge.

De Bassus, mecenate di Mayr

8. La Esposizione / presentata / agl’illustrissimi / Signori Capi / dell’eccelsa / Repubblica de’ Grigioni / di loro ordine / da Tommaso Francesco Maria baro- / ne De Bassus Signore di Sanders- /torf, Mendorf, Eggerperg, Har- / landen, e Dachenstein ec. Ciam- / bellano di Sua Altezza Elet- / torale Serenissima Palati- / no Bavara ec. Già Podestà / di Poschiavo, e Traona / ne’ Grigioni ec. / riguardo alla Società segreta chiamata degl’ / Illuminati, tradotta dall’originale tedesco dall’Autore medesimo / li 21. Dicembre 1787. De Bassus, mecenate di Johann Simon Mayr Maestro di Gaetano Donizetti, la pubblicò a Poschiavo. Prima uscì l’originale tedesco nel 1788 col titolo Vorstellung denen hohen Standeshäuptern der Erlauchten Republik Graubünden in Ansehung des Illuminatenordens auf hohen Befehl vorgelegt von Thomas Franz Maria Freyherrn von Bassus.

continua

Castello di Sandersdorf, dove furono confiscati a De Bassus, mecenate di Mayr, i documenti illuminati segreti
Castello di Sandersdorf, dove furono confiscati a De Bassus i documenti illuminati segreti

Cfr. Libro di riferimento Luca Bianchini, Anna Trombetta, Mozart Il flauto magico, Lecce, Youcanprint, 2018.

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Illuminati di Baviera

Musica sacra e politica

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Il Verter, I dolori del giovane Werther, i rapporti tra Goethe, Johann Simon Mayr, Maestro di Gaetano Donizetti, e Mozart, riportano costantemente agli illuminati di Baviera. Ogni approfondimento sui temi letterari, musicali, sulle scelte compositive è vano se non si conoscono, dalle fonti, il pensiero illuminato e i riti, ai quali attendevano i sacerdoti minervali. Il rapporto tra Musica sacra e politica è stretto.


Il Maestro di Donizetti al servizio di Weishaupt

De Bassus era braccio destro di Weishaupt, fondatore degli Illuminati di Baviera. Fu protettore e mecenate del compositore Mayr. Anch’egli illuminato di Baviera. Ed ebbe il compito di divulgare le opere tedesche illuminate, facendole tradurre e smerciare clandestinamente a Milano, Bergamo e Venezia. Era infatti editore, e possedeva una tipografia clandestina a Poschiavo. Poiché curava i rapporti tra illuminati della Germania e l’Italia, aveva preso il nome segreto di Annibale, colui che appunto passò le Alpi.


Apologia del suicidio

Tra le opere proibite di De Bassus spicca la prima traduzione italiana del Werther di Goethe, autore conosciuto, apprezzato, studiato e rielaborato dalla setta. Goethe era illuminato di Baviera. Il suo nome segreto è Abaris.

Per capire il Verter messo in musica da Mayr e i rapporti che il Maestro di Donizetti ebbe con Goethe e Mozart, dobbiamo prima intendere il Werther degli illuminati e cosa in particolare significassero per l’Ordine il “suicidio” e le “pasquiglie” letterarie. Lo si spiega nei prossimi post.


l’Anticristo

C’è una selva contrastante di informazioni, di commenti contemporanei, che spesso, per una ragione o per l’altra, disprezzano Weishaupt e la sua dottrina, fatte salve le apologie di qualche illuminato. Lì dentro occorre distinguere i passi obiettivi e documentati, mediando altrove tra giudizi di parte cattolica, protestante o marxista. I cattolici, critici più intransigenti, come il Barruel, spesso accostano Weishaupt all’Anticristo. Saranno proprio loro invece ad accogliere il musicista illuminato Mayr nella cattolicissima Bergamo. Lo dovettero fare, dietro pressioni della Massoneria e dell’illuminato Ambrosioni.


Il campione della musica sacra cattolica

A Mayr assegneranno l’incarico di Maestro di Cappella in Santa Maria Maggiore. E lo stimarono in seguito “degno di ricordo e di commemorazione”, “egregio personaggio, che contribuì non poco all’incremento della musica sacra”. Mayr fu infatti definito “uomo d’ingegno, uomo benevolo, uomo virtuoso: grande amatore della patria, ornamento della religione”. E “campione della musica sacra cattolica”. Un illuminato di Baviera! La cosa è disturbing nell’ambito della ricerca musicologica che s’occupa di Mayr, ed è spesso taciuta.


La denuncia dell’Elettore è inascoltata

Le lettere e gli scritti originali degli illuminati, contro la Chiesa, le religioni e il potere costituito furono scoperti presso Landshut. Sequestrati al consigliere di reggenza Zwack, l’11 e il 12 ottobre 1786, vennero stampati per ordine di Sua Altezza l’Elettore. La denuncia ebbe scarso effetto, e gli illuminati continuarono come nulla fosse.

Quel primo libro di denuncia era intitolato Einige Originalschriften des Illuminatenordens, welche bei dem Regierungsrath Zwackdurch vorgenommene Hausvisitation zu Landshut den 11 und 12 Oktober 1786 vorgefunden worden. Auf Höchsten Befehl seiner Churfürstlichen, Durchleucht zum Druck befördert, Uscì a Monaco di Baviera nel 1787.

Musica sacra e politica:  Karl Theodor von Felix Anton Besold, Elettore di Baviera, qui ancora giovane nel 1744
Karl Theodor von Felix Anton Besold, Elettore di Baviera, qui giovane nel 1744

Cfr. Libro di riferimento Musica sacra e politica Luca Bianchini, Anna Trombetta, Mozart Il flauto magico, Lecce, Youcanprint, 2018.

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La Massoneria a servizio del regno

Quadro di Jean Broc La scuola di Apelle, 1800

La confisca dei beni religiosi

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I soldi confiscati ai gesuiti, come accadrà a Bergamo nel 1797, servirono a finanziare il nuovo sistema di istruzione pubblica, anche quella musicale. Quella era una necessità urgente, se si voleva che l’opera di riforma riuscisse solida e durevole.

Legittimazione dei gusti

I beni sequestrati costituirono un fondo per l’educazione, con il quale si poterono aprire delle scuole elementari di stato in ogni provincia della monarchia asburgica. Il programma scolastico, redatto nel 1784, aveva lo scopo di formare dei cittadini utili, obbedienti e cristiani. La legittimazione dei gusti mirava al controllo dei media di quel tempo, a cominciare dagli spettacoli lirici. Si imposero autori soprattutto tedeschi. La Massoneria a servizio del regno austriaco ebbe ruolo determinante nelle manovre politiche e culturali.

Le Lezioni caritatevoli del Maestro di Donizetti

Anche l’illuminatismo di Johann SImon Mayr, derivato dalle prediche contro i beni secolari del clero, si risolverà in Bergamo con la fondazione nel 1805 delle Lezioni Caritatevoli di musica. Egli ebbe grande rilevanza per l’educazione musicale. Fu Mayr ad aver scoperto Donizetti e ad averlo avviato alla carriera musicale.

Massoneria a servizio del Regno, Quadro di Jean Broc La scuola di Apelle, 1800
Quadro di Jean Broc La scuola di Apelle, 1800

La Gran Loggia d’Austria

Il sovrano austriaco, che aveva appoggiato la ripresa dell’attività latomista, legata alla corrente razionalistica degli illuminati di Baviera, consentì la nascita della Gran loggia Provinciale Austriaca, trasformatasi nel 1783 in Gran loggia Nazionale.

L’intento era ancora quello di orientare ai propri scopi l’attività della massoneria, facendo delle logge uno strumento del regno. Ed è infatti mediante le logge razionalistiche illuminate che la politica austriaca, tramite De Bassus, riuscì a penetrare ed operare in Italia, valendosi di un canale privilegiato, che partendo da Vienna, attraverso Innsbruck e Bolzano, arrivava fino a Trento per congiungersi ai precedenti gruppi massonici di Rovereto e di Milano.

L’influenza di Johann Simon Mayr, maestro di Gaetano Donizetti, fu grande sia nell’ambito della musica operistica, che in quello del genere sacro. Fu Mayr a interessarsi perché la musica di Haydn Mozart e Beethoven penetrasse nei territori italiani, scalzando quella nazionale. Suo intento era il controllo delle Università, perché vi si insegnassero le discipline musicologiche. Scopo degli Asburgo era da tempo il controllo dei gusti, avendo per scopo il governo degli Stati con la lira, ossia la musica, e con la spada. O con le buone o con le cattive, insomma.

La loggia distrettuale di Milano

Al disegno di Giuseppe II si piegò la loggia milanese La Concordia, che per questo venne elevata al rango di unica loggia distrettuale della Lombardia, sottoposta a un Gran Maestro scelto da Vienna: Giuseppe Giovanni Wilczeck, conquistato agli illuminati di Baviera dal barone De Bassus, e in contatto con i Mozart. La Massoneria assunse la veste di un organismo parastatale, con l’implicito compito di difendere la causa del riformismo giuseppino.

Il maestro di Donizetti a servizio dell’Austria

Weishaupt, De Bassus e Mayr, maestro di Gaetano Donizetti, erano affiliati a una società segreta, quella degli illuminati di Baviera, infiltrata nella Massoneria e al servizio dell’Austria.


Cfr. Libro di riferimento Luca Bianchini, Anna Trombetta, Mozart Il flauto magico, Lecce, Youcanprint, 2018.

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Pio VI in Austria

Papa Pio VI
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Le riforme di Maria Teresa spoliarono le ricchezze dei religiosi per ripagare i debiti dello Stato e non gravare sui poveri. Pio VI cercò invano di opporvisi.

I tesori di queste comunità religiose, secondo i sovrani austriaci, non avevano successori, e perciò era loro diritto impossessarsene.

Per questo – dicevano – ogni governo amico dei filosofi e partigiano dei libri che attaccano le superstizioni popolari e il falso zelo, si deciderebbe, per la facilità di pagare una parte dei debiti, ad affrettare questa riforma.


Pio VI e la riforma giuseppina

Papa Pio VI
Pompeo Batoni – ritratto di Papa Pio VI – Galleria Nazionale Irlandese, Dublino

Il coreggente Giuseppe II cambiando a suo arbitrio ogni cosa nella Chiesa, diede il segnale per quella famosa costituzione chiamata civile, promulgata quindi dai legislatori giacobini. È interessante riguardare la riforma giuseppina con gli occhi di un gesuita (Barruel) e col suo giudizio di parte. Papa Pio VI fu costretto a recarsi in Austria per rappresentare egli stesso la fede e i diritti della Chiesa. Giuseppe II lo ricevette con rispetto, e permise, che gli fosse reso tutto l’omaggio della venerazione pubblica.

Le persecuzioni

Ma non diminuì la sua guerra d’oppressione, secondo il Barruel. Anzi, l’imperatore non scacciò i vescovi dalle loro sedi, ma li tormentò, erigendosi a superiore nei seminari. Volle costringere gli ecclesiastici a prender lezioni dai maestri, da lui designati. Le sue sorde persecuzioni e le sue palesi distruzioni – dice il gesuita – eccitarono i clamori in molte parti.

L’Imperatore – continua – è seguace dei congiurati e non potrà mai dirsi innocente della guerra di distruzione, che ha poi minacciato il suo medesimo trono.

Di seguito – conclude il Barruel – noi vedremo Giuseppe II pentirsi della guerra da lui fatta a Cristo, avendo scoperto quella, che la filosofia faceva a lui stesso e al suo trono. Egli allora cercherà di riparare i suoi sbagli, ma invano, ed egli medesimo ne diverrà la triste vittima. (Augustin Barruel, Mémoires)


Cfr. Libro di riferimento Luca Bianchini, Anna Trombetta, Mozart Il flauto magico, Lecce, Youcanprint, 2018.

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La corruzione del clero

Imperatore Giuseppe II, Versailles
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Idee illuminate

L’Ordine degli illuminati si opponeva al malcostume, alla corruzione del clero e soprattutto dei gesuiti, presso i quali Mayr, De Bassus e Weishaupt, avevano pure studiato o in collegio o all’università.

Johann Simon Mayr era giovane tra tanti altri e pieno di ideali, eppure solo e “privo di ogni mezzo” nella piccola Ingolstadt. A lui sarà concesso, per più di dieci anni, d’ascoltare messaggi di comunione ideale, di un ritorno alla Cristianità autentica, contro gesuiti e cattolici.

Parole “infuocate” pronunciate da Weishaupt, professore relativamente giovane e di vedute all’apparenza moderne e progressiste, rispetto a tanti ecclesiastici attempati. Costui detestava la Chiesa cattolica, alla quale voleva sottrarre ogni potere, e la Compagnia di Gesù, che aveva in Baviera le sue roccaforti politiche.

Espropri in risposta alla corruzione del clero

Le idee illuminate combaciavano con le riforme, iniziate da Maria Teresa e continuate da suo figlio Giuseppe II, che finirono con l’esproprio dei beni appartenuti agli ordini religiosi.

Corruzione del clero: L'Imperatore Giuseppe II, qui in un ritratto, propugnò le riforme contro il malcostume dei religiosi

Corruzione del clero
L’imperatore è dei nostri

L’abate Barruel sostenne che l’Imperatore Giuseppe II era stato ammesso ed iniziato ai misteri di una congiura anticristiana. Voltaire, educato anch’egli in un collegio dei gesuiti, annunziò, in una lettera del 28 ottobre 1769 a Jean Baptiste Le Rond d’Alembert (1717-1783), la conquista dell’Imperatore Giuseppe II alla giusta causa.

Grimm, così scriveva, ci assicura che l’Imperatore è dei nostri. È per noi una fortuna, perché sua sorella di Parma ci è avversa. Le esigenze spirituali servirono da pretesto al sovrano per rimpinguare le casse dello stato.

La guerra che Giuseppe II faceva alla religione, diventò presto una guerra di autorità, e anche di oppressione, di rapina e di violenza, e poco mancò, che non divenisse guerra di distruzione per i propri sudditi. Cominciò a sopprimere un gran numero di monasteri.

Si impossessò di una gran parte dei beni ecclesiastici. Era anche questo il preciso voto di Voltaire, che aveva detto ‘amerei meglio di spogliarli’. Giuseppe II cacciò dalle loro cellette persino le carmelitane, la cui povertà non dava all’avarizia il minimo pretesto di distruzione.
(Augustin Barruel, Mémoires)


Cfr. Libro di riferimento Luca Bianchini, Anna Trombetta, Mozart Il flauto magico, Lecce, Youcanprint, 2018.

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